lunedì 1 maggio 2017

CAPRICCI E OSSESSIONI DI EDOARDO ALBINATI

Premetto che non ho alcuna difficoltà ad affrontare un romanzo di 1300 pagine, anzi ritengo che sia la dimensione ottimale per un capolavoro di narrativa; ma, completata in una sessantina di giorni (con molte e lunghe pause) la lettura de “La scuola cattolica”, l'impressione che me n’è derivata è quella di un libro ambizioso e supponente che forse merita di essere letto ma, nelle condizioni in cui è stato dato alle stampe, non può, premio Strega a parte, pretendere di essere catalogato tra i capolavori della letteratura italiana.
La scrittura di Albinati è intrisa d’indiscutibile genialità ma è irrimediabilmente soffocata dal gorgo di innumerevoli, inutili e deliranti divagazioni. Per scorgere una buona traccia di letteratura bisogna arrivare fino a pagina 736, terzo capitolo della sesta parte.
Mi domando se alla Rizzoli abbiano ancora idea di cosa significhi “narrativa”, classificare come romanzo un lavoro del genere è una vera e propria eresia. A parte il fatto che ci troviamo al cospetto di uno spreco di carta (ci sono almeno 700 pagine in più del necessario), “La scuola cattolica” al massimo può essere classificato come un “centone”, un breviario, un enorme calepino traboccante barzellette, aforismi, digressioni cervellotiche, aneddoti, storielle inutili e ossessive ripetizioni; per non parlare delle incursioni nel campo psicologico sempre a un passo dalla deriva Alberoniana…
In ogni capitolo c’è un concetto chiave dilatato, plasmato, modellato e rimodellato fino all’inverosimile; il modo migliore per fruire di questo libro, senza danni al sistema nervoso, è individuare il concetto, sottolinearlo e poi… passare al capitolo successivo. D’altra parte è lo stesso autore che, con una buona dose di sprezzante gigioneria, spesso e volentieri invita a saltare in blocco alcune parti che effettivamente risultano essere degli scogli terrificanti.
È evidente che la grande ossessione di Albinati è l’educazione cattolica ricevuta, che lo rende spietato nei confronti della borghesia e del suo terreno di coltura che cerca di analizzare, però, senza gli indispensabili strumenti marxiani che, chiaramente, non possiede.
E arriviamo ora ai famosi contenuti extra della versione digitale de “La scuola cattolica”, come al lettore viene spiegato nel colophon riguardano la nona e penultima parte, quasi interamente occupata, per una settantina di pagine, da una versione ridotta del cosiddetto "ultimo quaderno di Cosmo"; la versione integrale può essere scaricata gratuitamente da internet ed è presente nell’edizione eBook. Si tratta di un espediente narrativo (il classico e abusato sistema del “manoscritto ritrovato”), Albinati finge di ritrovare una pila di quaderni dalla copertina nera nell’abitazione dell'amato ex professore di italiano al San Leone Magno, tale Giovanni Vilfredo Cosmo, morto vecchio, stanco e malato all'epoca della stesura del libro. L'ultimo di tali quaderni, scritto evidentemente in limine mortis, è costituito da 414 pensieri, dalla lunghezza variabile, numerati progressivamente.
Un colpo di teatro per il nostro scrittore, evidentemente non pago di aver stressato il già stremato lettore con le sue innumerevoli digressioni moralistiche ottocentesche, si avventura in sottili analisi psico-sociologiche relative soprattutto al potere, al sesso e alla violenza (che per lui sono intrecciati in modo pressoché inestricabile); irrefrenabile in lui il bisogno di produrre un succo concentrato di pensiero tardo pascalian-leopardiano, una sorta di Bignami dell’opera prodotto “in corso d’opera”…
C’è da rimanere annichiliti dal coraggio di Albinati di proporre una roba del genere a un editore (per quel che è rimasto della mitica Rizzoli…) e dall’impassibile reazione dell’editor di turno che, evidentemente, aveva avuto ordine di assecondare in tutte le sue capricciose manie il famoso scrittore, già “destinato” fatalmente a vincere lo Strega.
Franco Arcidiaco
Edoardo Albinati, La scuola cattolica, Rizzoli 2016, pagine 1294, € 22,00

















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